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Dopo aver proposto per diversi anni una cartuccia 9,3×62 della linea Supreme con palla Nosler Partition 286, la Winchester ha negli ultimi anni virato su un differente munizionamento. La linea è la super diffusa e sperimentata Super X, la palla è una soft point senza piombo esposto, denominata Power Point, una linea di  palle che rappresenta tra i cinghialai un vero must. Da un controllo personale, credo che nella fattispecie si tratta di una palla Hornady Spire Point, e non di una “vera e propria” Power Point.

La palla presente un solco di crimpaggio e delle micro incisioni sulla porzione apicale dell’ogiva per agevolare l’espansione, che almeno dai primi test “a secco” è risultato essere estremamente veloce. Durante la stagione che volge a cominciare, avremo modo di testare la cartuccia sul campo, così che la presente recensione sarà sicuramente più completa.

Il bossolo è originale Winchester, la cartuccia finita misura 80 mm, e la palla è affondata fino a metà del solco di crimpaggio.

La mia grande perplessità su questa cartuccia è data dalla velocità iniziale, che è risultata troppo bassa. Sparando con una Browning Long Track Tracker con canna da 47 cm, abbiamo ottenuto Vo di 640 ms, mentre con una Zenith con canna da 51 abbiamo avuto 660 m/s.    Per completezza dico che con cartucce originali Norma (Plastic Point 286), e Fiocchi (Soft Point 286) la velocità in entrambi i casi, con carabina Zenith è stata 705 m/s.

Inutile dire che il 9,3×62 ha le radici del suo successo nel famoso e forse a volte troppo banalizzato discorso del “lento e pesante”, ma queste Winchester Power Point hanno performance velocitarie troppo inferiori allo standard.

Per contattare l’autore      alfredo.capozzi@hotmail.it

 

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Sui calibri da impiegare nella caccia al cinghiale si è scritto e si è letto  tanto. Tante verità e tante favole, uomini che forti del loro unico abbatimento o di quello di qualche trisavolo si spingono a dare consigli ed a pontificare, su ciò che basta e su ciò che avanza per insidiare il nostro amico irsuto.

Addirittura qualche sedicente esperto, sazio dei cinghialotti maremmani, che sono pressochè dei pesi welter, si spinge a consigliare anche per i cinghiali carpatici ciò che l’aggrada nella caccia svolta sotto casa sua, dimenticando che i suidi carpatici sono   pesi massimi, e che anche qui in Italia è sempre più frequente imbattersi in cinghiali che superano i 150 kg.

Ed allora eccomi qui a scrivere qualcosa che  permetta al lettore di poter avere un raffronto visivo, pratico e concreto tra il calibro più diffuso nella caccia al cinghiale vale a dire il .30-06 e quello più efficace vale a dire il 9,3×62.

Per questo articolo ho preso in considerazione la palla Woodleigh Weldcore PP nel  peso medio di ogni calibro, quindi 180 grani per il .30-06 considerando che il range dei pesi disponibili va da 150 a 220 grani, e 250 grani per il 9,3×62 considerando un range che va da 220 a 286 grani.

Ecco adesso il confronto “numerico” tra i due calibri.

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In conclusione, chi preferisce il “veloce” perchè ha letto che quello che uccide è la velocità (che a mio avviso è pura eresia),  si renderà facilmente conto che la velocità dei due calibri in oggetto è la stessa, chi invece preferisce il “pesante”, con il 9,3×62 avrà un 40% circa di peso del proiettile in più.

Infine diamo uno sguardo all’energia cinetica, che a parità di velocità iniziale e tipologia di palla, evidenzia con esattezza la differenza tra i due impianti balistici. E su questo valore il 9,3×62 ha il 35% in più di potenza rispetto al .30-06

In seguito le foto, per porter avere un confronto “visivo”.

Non c’è altro da aggiungere, poichè la superiorità del 9,3×62  sul .30-06 è palese.

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.30-06 — 9,3×62

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.30-06 — 9,3×62

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.30-06 — 9,3×62

 

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peso residuo della Woodleigh Weldocre PP .30-06 180 grani

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Peso residuo della Woodleigh Weldcore 9,3×62 250 grani

 

Scrivo due righe sulla palla Woodleigh Weldcore PP , che a mio avviso è quanto di più versatile e completo possa esserci tra le munizioni da caccia, non a caso è la munizione più diffusa tra i safaristi.  La WWPP è una palla soft point con nucleo saldato  senza piombo esposto, con la peculiarità di espandersi in maniera costante in bersagli di qualsiasi dimensione e consistenza, conservando dopo il transito intracorpore una forma a petali ed oltre l’ 80% del peso iniziale, altro grande pregio di questa palla è il rispetto della spoglia,  genera delle ferita pulite, senza emorragie o esplosioni capillari.

Per contattare l’autore   alfredo.capozzi@hotmail.it

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La LEICA  irrompe sul mercato dei cannocchiali da puntamento e lo fa nel migliore modo possibile, vale a dire proponendo un prodotto che diventa il punto di riferimento per tutti gli altri costruttori.
Il Leica Magnus 1-6,3×24 è l’ottica da battuta con il maggiore campo visivo (43,2 metri), e con il maggiore range di ingrandimenti (6,3), il tutto abbinato ad un peso (570 grammi) ed un ingombro in linea con tutti gli altri cannocchiali di fascia elevata .
Dando uno sguardo al sito Esperienze Dirette di Caccia al Cinghiale potrete facilmente notare che le ottiche TOP sono state tutte testate e recensite da me, e non ho problemi, o timori di smentita ad affermare che ad oggi il Leica Magnus 1-6,3×24 è il MIGLIORE cannocchiale per la caccia in battuta al cinghiale.
La scelta dei reticoli è ampia, e per completezza inserisco il link ufficiale della Leica, personalmente ho trovato fantastico il 4A, a differenza di molti altri costruttori, la Leica propone un reticolo 4A con le linee molto sottili, ottendo un mix molto valido sia in termini di velocità di acquisione, sia di un reticolo poco coprente per i tiri più meditati.

Il sistema di illuminazione è a dir poco eccellente. Una nota di merito va data alla Leica per la scelta di posizionare la terza torretta sull’oculare e non in corrispondenza delle torrette per la regolazione di alzo e deriva,   questo permetterà una più ampia scelta del tipo di attacco,  perchè con diversi tipi di attacco monopezzo, spesso l’azione di una delle due levette di sgancio viene resa difficoltosa se non impossibile dalla vicinanza della torretta di illuminazione.
L’interruttore girevole va a gestire tre diverse modalità operative, vale a dire OFF, funzionamento diurno e funzionamento notturno, in entrambi i funzionamenti è possibile selezionare 30 diversi livelli di intensità. Basterà premere sul lato sinistro dell’intettuttore per diminuire l’intensità o sul destro per aumentarla, con una semplice pressione si modifica di un livello, mantenendo premuto la modifica sarà continua. Il reticolo ha un sistema di spegnimento automatico, che entra in azione quando l’ottica è inclinata di oltre 80° verso l’alto, oppure 65° verso il basso, quando l’ottica resta ferma per più di tre minuti, e quando viene ruotata su un lato di oltre 45°
L’impiego a caccia è favoloso, la presa di mira è veloce, mirare con questo cannocchiale è davvero facile e piacevole, e l’ampiezza del fattore zoom (6,3) permette di sfruttare l’ottica in ogni circostanza della nostra cacciata. Chi oltre ad insidiare i nostri cinghiali, fa qualche capatina all’estero, con questo Leica Magnus avrà un eccellente compagno di caccia che potrà essere utilizzato con massima soddisfazione anche nella caccia all’aspetto, ed eventualmente notturna.
In conclusione dopo aver provato già lo Swarovsky Z6i, lo Zeiss Victory, lo S&B Zenith , dico che il Leica Magnus è due gradini sopra a tutti gli altri cannocchiali, e poco conta se i concorrenti sono i “mostri sacri” delle ottiche da caccia, questo LEICA MAGNUS oggi è il leader indiscusso.

Per contattare l’autore:    alfredo.capozzi@hotmail.it

link utili:

http://www.forestitalia.com

http://it.leica-camera.com/Sport-Optics/Cannocchiali-da-puntamento/Leica-Magnus/Reticoli

http://it.leica-camera.com/Sport-Optics/Cannocchiali-da-puntamento/Leica-Magnus/Gamma

 

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il reticolo 4a del Leica Magnus 1-6.3x24

il reticolo 4a del Leica Magnus 1-6.3×24

 

i reticoli disponibili per il Leica Magnus 1-6.3x24

i reticoli disponibili per il Leica Magnus 1-6.3×24

 

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per eseguire questo test, abbiamo utilizzato tre armi, tre allestimenti diversi, un solo tiratore, la stessa cartuccia.

FMJ 258 ricaricate con  58 grani di imr4895,  le reazioni allo sparo sono pressochè identiche, non vi è nessuna carabina che surclassa le altre, ne come retrocorsa, né come impennamento.

Ma nel dettaglio analizziamo le tre dirverse armi nei diversi allestimenti.

-Browning bar Light evolve con ottica Zeiss varipoint, e con calciolo Supercell Remington, Peso : 3.977 grammi

– H&K slb 2000 light plus con ottica Optalens 1-4×24 mre con calciolo Supercell Remington Peso 4.195 grammi

– Argo Comfortec con punto rosso aimpoint micro. Peso 3.704 grammi

Tutte e tre armi vengono rapidamente alla spalla, anche se la SLB necessita di un minimo di confidenza in più, forse per colpa dell’ottica, non a livello delle altre due; tutte e tre hanno uno scatto fantastico, perfettamente idoneo al tiro in battuta, ma c’è da dire che quello della Evolve è stato elaborato, poichè quello origanale era a dir poco pessimo.

C”è un insieme di sensazioni avvertite ,  e sono per l’appunto una leggera maggiore stabilità della H&K rispetto alle altre due armi, una minore tendenza dell’ ARGO a impennare rispetto alla Bar, un rinculo più doloroso rispetto alle altre due da parte dell’Argo

Volendo analizzare tutto con serenità e spirito di cronaca, c’è da dire che la maggior stabilità della SLB 2000 dipende oltre che da un buon bilanciamento strutturale, soprattutto, dal maggior peso rispetto alle concorrenti 500 grammi rispetto alla Argo e 200 rispetto alla Bar. inoltre c’è da dire che essa era allestita con un calciolo da after market, il Supercell della Remington. Senza timore di essere smentito, dico che con il calciolo originale, e senza la miracolosa zavorra dell’ottica, la H&K non sarebbe riuscita a manifestare alcuna supremazia.

La tendenza dell’Argo a non impennare è merito oltre che della teconologia Comfortech anche  della canna da 56 cm che aiuta a diminuire l’effetto jet dei gas, mentre la sensazione della botta secca alla spalla credo sia  da  attribuire al peso minimo rispetto alle concorrenti.

Per quel che riguarda la Bar, essa non sfigura sotto alcun aspetto, ma neppure  riesce a prevalere in qualcosa.  E’ stato necessario un gran lavoro da parte del sottoscritto, per rendere questa arma pienamente fruibile, poichè essa veniva (ormai non più in produzione) fornita con il calciolo in plastica, che aiutava moltissimo ad evidenziare rinculo ed impennamento, oltre allo scatto molto pesante. Comunque tanta passione, e ricerca mirata delle migliorìe hanno fatto  sì che la Evolve desse prestazioni il linea con le sue dirette rivali, e seppur non prevalendo, non è neppure la pecora nera. Il calciolo Supercell della Remington è davvero miracoloso, permette all’arma di restare docile, docile.

La qualità delle bruniture è di sicuro migliore nella Argo e nella Bar, un po’ meno preziosa è quella della SLB, come finitura di carcassa, abbiamo l’ Argo nettamente vincitore, con la SLB che offre una finitura senza infamia e senza lode, una nota in particolare va alla finiture della carcassa della Bar evolve; dopo una stagione di caccia si è cominciata a spellecchiare, e dopo tre  stagioni è stato necessario inviarla in fabbrica per un nuovo trattamento della carcassa, naturalmente non in garanzia.

In conclusione  non voglio proclamare nessun vincitore e nessun vinto, perchè il test non aveva questo obiettivo, voleva solo essere motivo di incontro tra tre amici, tutti e tre  amanti del 9,3×62, e muniti ognuno di arma diversa, ed approfittando delle tante foto scattate, mi è sembrato interessante scrivere due righe a riguardo.

Due righe le spendo molto volentieri per il campo di tiro di BUSSO, provincia di Campobasso. Grazie alla disponibilità del gestore abbiamo potuto torturare le tre armi, in tutta tranquilità, e lontano da occhi indiscreti. Presso tale campo, Vi sono tre linee fisse a 50 metri, un cinghialino mobile a 45 metri, una linea fissa a 100 metri. Ma sopratutto c’è la gentilezza, e l’elasticità dei gestori.

Alfredo - Michele - Bruno

Alfredo Capozzi – Michele Di Iorio – Bruno Palma

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La prima impressione che trasmette quest’arma, è la “cattiveria”, ha un aspetto filante, ma con la sua livrea nera, ha un qualcosa di marziale, ed il cinghialaio non potrebbe cercare di meglio, poiché specie nelle poste del folto del bosco, quando i cinghiali giungono di gran carriera, e si sentono gli spari delle poste vicine, sembra davvero di essere in “guerra”.

Questa comfortec ha la canna da 56 cm, e la cosa potrebbe far pensare ad un’arma troppo pesante in punta, ma così non è, questa semiautomatica ha un bilanciamento perfetto, fantastico. Le dimensioni della pistola del calcio, e dell’astina, sono indovinate, e riescono davvero a far sentire i cacciatore un tutt’uno con l’arma; con tutte le regolazioni possibili, è quasi banale dire che quest’arma ce la si può fare su misura, poiché si può regolare, piega, vantaggio, e lunghezza del calcio (così come nella verisone in legno), ma vi è inoltre la possibilità di scegliere tra tre diverse altezze di guancialino.

Il sexy appeal di quest’arma sta però nella calciatura con tecnologia COMFORTECH, a chi è abitutato a smanettare con calibri vigorosi, questa calciatura apparirà di sicuro un’ancora di salvataggio.  Sparando e risparando, colpi singoli o colpi ripetuti in rapida successione, si ha modo di apprezzare due cose, la poca tendenza all’impennamento, e la possibilità di gestire l’arma senza sofferenze e batticuore. Ma vi è comunque una notevole dose di rinculo che si deposita sulla spalla, in pratica chi compra quest’arma non deve credere di trovare un rinculo avvertibile come semplice spinta verso dietro, ma deve prepararsi a ricevere una vera botta secca, ma il tutto sarà così lineare che il doppiare e triplicare il colpo sarà semplicissimo. E ripeto, l’impennamento è davvero su livelli contenutissimi.

Lo scatto di questa Comfortech è preceduto da una sostanziosa precorsa a vuoto, lo sgancio sembra quasi nascosto dalla precorsa stessa, ma avviene in maniera estremamente fluida, scongiurando in maniera assoluta il rischio del colpo di dito.

Corre voce che l’Argo in 9,3×62 ha problemi di inceppamento, è per questo che durante le prove, abbiamo sottoposto l’arma a veri e propri tour de force, con un vasto e  variegato assortimento di munizioni, e per l’esattezza RWS KS, RWS HMANTEL, RWS TUG, e diverse ricariche, con dosì soft e dose toste, con palle leggere, pesanti, spitzer e flat nose. MAI un inceppamento, o un riarmo affannoso.

Come ho già avuto modo di far notare nel precente articolo riguradante l’Argo 30-06, le voci di malfunzionamenti delle ARGO si sentono solo in determinati luoghi, e solo in certe armerie, ma il terreno di caccia e le prove pratiche, smascherano sempre queste sciocche e pretestuose dicerìe.

La precisione è in linea con le attese e con le concorrenti, anche in questo caso, così come nella Argo 30,06 , non ho notato i vantaggi che la tecnologia criogenica dovrebbe dare in termini di ristrezza di rosate dopo  numerose serie di colpi.

Conclusioni:

la Comfortech 9,3×62 è oggi davvero la migliore soluzione per insidiare il cinghiale. E’ potente, bella, si impugna benissimo, è leggera, ed ha un rinculo/impennamento poco significativo. In attesa di nuove proposte, ad oggi non vi è un’altra semiautomatica capace di unire tante caratteristiche positive tutte insieme.

Cliccando sul video successivo, potrete vedere una filata di tre colpi, in rapida successione. Per trasparenza, ed onore di cronaca, riferisco che le munizioni utilizzate sono delle Lapua Mega 286 grani, ricaricate, con una Vo di 685 m/s.

per contattare l’autore  alfredo.capozzi@hotmail.it

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Dopo anni di oblìo il 9,3×62 sta tornando alla ribalta, “motorizzando” un numero via via crescente di cinghialai italiani. La domanda sorge spontanea, è una moda o è altro? Credo che non sia un moda, ma una scelta saggia e ponderata, a cui il cinghialaio arriva dopo accurate riflessioni.

Fino a qualche anno fa leggendo di calibri da cinghiali, la zuppa era sempre la stessa: il 308 è ottimo, il 30,06 è superversatile, il 300 wm è esasperato. E tutti correvamo ad acquistare la classica  Browning Bar in .30-06. Purtroppo di armi rigate in giro non ce ne  stavano tante, e si finiva con l’acquistare le carabine semiautomatiche leggendo qualche sterile articolo, scritto da ancor più sterili giornalisti.

Oggi di carabine in giro ce ne sono tante, ed il cinghialaio comincia a “capire” a vederci dentro. Quindi comincia a toccare con mano la poca sostanza del 308, la poca versatilità del 30,06, l’eccessiva potenza del 300 wm. C’è ancora qualche penna venatoria, il termine gironalista è per ben altre persone, che dice che con un 308 è possibile spacciare pulitamente anche un verro carpatico, ma sono pure follìe, convincimenti di un singolo che vengono puntualmente smontati dal campo di caccia.

Di cinghiali ne ho sparati molti, ed i ferimenti più amari li ho avuti con le TIG 150 grani sparati da una Bar ,30-06.

 

Il cinghialaio oggi cerca un calibro potente, capace di bloccare la preda anche se attinta in punti non vitali. Un cinghiale ferito è un male per tutti, è un male per i nostri cari segugi, ed è un male per la nostra coscienza di noi cacciatori.

In questo campo, e con queste esigenze il 9,3×62 è il padrone assoluto. Anche i possessori del .30-06 e del 300 wm sanno ed ammettono che il 9,3×62 “e’ un’altra cosa”, e lo affermano dopo averlo visto all’opera, dopo averlo sentito tuonare nei boschi, dopo aver constatato la statistica dei ferimenti prossimi allo zero.

Di contro molti mettono il rinculo troppo vigoroso, che penalizza chi deve doppiare il colpo, ma il cacciatore che si avvicina al 9,3×62 non è quello che ama il caricatore da 10 colpi, ma quello che vuole uccidere il cinghiale nella maniera più veloce possibile. Tornando al rinculo, dico che è un problema per certi aspetti solo teorico, e comunque non legato a tutte le armi. Se prendete una Heckler&Kock SLB 2000 Light,  una Argo confortec,  vedrete che il rinculo è più che gestibile, qualche problema lo danno le Bar che effettivamente saltano troppo, ma con un buon calciolo (io uso un Remington Supercell), anche le Bar diventano mansuete.

Dopo questa disquisizione sul piano generale e volta al confronto con altri calibri ed altre idee, parliamo adesso solo del 9,3×62 , delle palle da preferire e del suo comportamento sul selvatico, dei suoi segreti.

Il grande vantaggio di questo calibro è che non si deve scegliere tra leggero e veloce o lento e pensante, poiché ha la sostanza di essere pesante e veloce contemporanemante. Si è proprio così. Una 225 grani esce dalla corta canna di una semiautomatica a 800 m/s mentre una 180 grani di una 30,06 uscirà a 780 m/s. Passando a palle più pesanti tipo la 250 grani, il decremento velcoitario sarà minimo ed avremo Vo di 770 metri al secondo.

L’impatto di una palla 9,3 sul selvatico è sempre traumatico, e l’animale accuserà sempre visibilmente il colpo, è praticamente impossibile che la ferita di una 9,3×62 sia superficiale, avremo sempre ferite molto profonde ed invalidanti, con fori di uscita ampi ed accompagnati da copiose fuoriscite di sangue.

 

Volendo indicare e/o consigliare qualche palla:

la RWS DK 225 , ottima per chi soffre il rinculo, poiché è davvero mansueta alla spalla, ed efficace con qualsiasi angolo di tiro grazie alla struttura a doppio nucleo, si troverà al limite solo su animali oversize diciamo nell’ordine di una quintalata, poiché negli impatti troppo ravvicinati tendono a sfaldarsi.

 

La RWS KS 247 , ottima punto e basta. E’ la sposa ideale di questo calibro, un abbinamento capace di tirare giù qualsiasi cinghiale, fantastica nei tiri a breve come in quelli lunghi, con animali leggeri così come quelli pesanti. IMBATTIBILE.

 

La H-Mantel 258 , altra grande palla. Leggermente duretta per porcastri di 30/40 kg se attinti in zona addome, in tutti gli altri casi una garanzia di successo, con animale fermati sempre sul posto.

 

Come vedete tutto made in RWS, ma c’è da fidarsi, con queste tre palle si copre qualsiasi esigenza, compresa quella dei cinghiali carpatici cacciati in battuta. Può sorgere il problema “devastazione della preda” “overkill”, ma vi rassicuro che le ferite non sono nulla di spaventoso, e i danni saranno in molti casi meno evidenti di quelli delle 150 grani e 180 grani delle 30.06.

Dopo anni di caccia mi sento di dire che se si vuole un calibro che STOPPA il cinghiale, si deve prendere il 9,3×62 . Non vi sono controindicazioni, saremo tutti più felici, lo saranno i cani ed i canai poiché non avremo cinghiali feriti, lo saremo noi perchè ci sentiremo veri predatori, ed a dirla tutta lo saranno anche i cinghiali, poiché a nessuno piacerebbe morire con lunghe agonìe.

Vi saluto

 

 

 

 

Per contattare l’autore: alfredo.capozzi@hotmail.it

 

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Maurizio Dionisi da Roma con un verro abbattuto in Umbria con una Speer 270

Di sicuro è un’arma che non piace a tutti, anche se nella nuova versione, è leggermente meno brutta di prima. L’esemplare che ho avuto modo di provare era calibrato in 9,3×62, un matrimonio tutto tedesco, ma dai risultati molto positivi nella caccia al cinghiale in  battuta.

Veniamo subito all’analisi dell’impugnatura dei legni, vi è una sensazione di contrasto impugnando la pistola e l’astina, poiché la pistola del calcio è ben proporzionata e permette davvero una presa solida che trasmette sicurezza ed aiuta ad andare in punteria velocemente, viceversa l’astina , per quanto ridisegnata, è troppo larga e squadrata nella parte dove vi è la presa della mano, e potrebbe nei soggetti con mani piccole e/o normali, provocare dei veri e propri punti di fastidio al tiratore, aiutando ben poco ad avere una presa salda.

Lo scatto è davvero valido, sicuramente tra i migliori della categoria.

Il caricatore è massiccio, e vi è disponibile anche quello da dieci colpi, che funziona sempre impeccabilmente, a patto che vengano inserite non più di nove cartucce.

L’arma spara bene, precisa e molto stabile, seppur in 9,3×62 impenna molto poco, per un ulteriore miglioramento, sull’esemplare in prova dopo aver testato il calciolo originale in gomma, abbiamo applicato il calciolo Remington Supercell, ed il risultato è stato entusiasmante.

Questa carabina è stata consegnata con delle mire metalliche davvero orrende, al limite dell’inservibile, in pratica la tacca era nera e molto stretta ed il mirino ugualmente nero, considerando che pure il cinghiale è nero vi lascio immaginare… E’ comunque disponibile la versione con mire “battuta RIB” con inserti al trizio, davvero ottime, ma è bene farsele montare come mire di serie quando si acquista l’arma, poiché prendendole come componente “after market” si dovranno tirare fuori oltre 100 euro. Per chi è amante dell’ottica è disponibile la sciina Weaver, in versione originale HK oltre ad altri e svariati tipi di attacchi, capaci di soddisfare ogni gusto ed esigenza.

Volendo sintetizzare dico che la H&K SLB2000 Light Plus è un’arma non bella,  ma  funziona impeccabilmente, va in punteria veloce, ed è precisa, quindi “o si ama o si odia“.

Maurizio Dionisi da Roma con un verro abbattuto nella Maremma laziale con una Brenneke TUG 293


per contattare l’autore : alfredo.capozzi@hotmail.it

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