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Posts Tagged ‘esperienze dirette caccia cinghiale’

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La LEICA  irrompe sul mercato dei cannocchiali da puntamento e lo fa nel migliore modo possibile, vale a dire proponendo un prodotto che diventa il punto di riferimento per tutti gli altri costruttori.
Il Leica Magnus 1-6,3×24 è l’ottica da battuta con il maggiore campo visivo (43,2 metri), e con il maggiore range di ingrandimenti (6,3), il tutto abbinato ad un peso (570 grammi) ed un ingombro in linea con tutti gli altri cannocchiali di fascia elevata .
Dando uno sguardo al sito Esperienze Dirette di Caccia al Cinghiale potrete facilmente notare che le ottiche TOP sono state tutte testate e recensite da me, e non ho problemi, o timori di smentita ad affermare che ad oggi il Leica Magnus 1-6,3×24 è il MIGLIORE cannocchiale per la caccia in battuta al cinghiale.
La scelta dei reticoli è ampia, e per completezza inserisco il link ufficiale della Leica, personalmente ho trovato fantastico il 4A, a differenza di molti altri costruttori, la Leica propone un reticolo 4A con le linee molto sottili, ottendo un mix molto valido sia in termini di velocità di acquisione, sia di un reticolo poco coprente per i tiri più meditati.

Il sistema di illuminazione è a dir poco eccellente. Una nota di merito va data alla Leica per la scelta di posizionare la terza torretta sull’oculare e non in corrispondenza delle torrette per la regolazione di alzo e deriva,   questo permetterà una più ampia scelta del tipo di attacco,  perchè con diversi tipi di attacco monopezzo, spesso l’azione di una delle due levette di sgancio viene resa difficoltosa se non impossibile dalla vicinanza della torretta di illuminazione.
L’interruttore girevole va a gestire tre diverse modalità operative, vale a dire OFF, funzionamento diurno e funzionamento notturno, in entrambi i funzionamenti è possibile selezionare 30 diversi livelli di intensità. Basterà premere sul lato sinistro dell’intettuttore per diminuire l’intensità o sul destro per aumentarla, con una semplice pressione si modifica di un livello, mantenendo premuto la modifica sarà continua. Il reticolo ha un sistema di spegnimento automatico, che entra in azione quando l’ottica è inclinata di oltre 80° verso l’alto, oppure 65° verso il basso, quando l’ottica resta ferma per più di tre minuti, e quando viene ruotata su un lato di oltre 45°
L’impiego a caccia è favoloso, la presa di mira è veloce, mirare con questo cannocchiale è davvero facile e piacevole, e l’ampiezza del fattore zoom (6,3) permette di sfruttare l’ottica in ogni circostanza della nostra cacciata. Chi oltre ad insidiare i nostri cinghiali, fa qualche capatina all’estero, con questo Leica Magnus avrà un eccellente compagno di caccia che potrà essere utilizzato con massima soddisfazione anche nella caccia all’aspetto, ed eventualmente notturna.
In conclusione dopo aver provato già lo Swarovsky Z6i, lo Zeiss Victory, lo S&B Zenith , dico che il Leica Magnus è due gradini sopra a tutti gli altri cannocchiali, e poco conta se i concorrenti sono i “mostri sacri” delle ottiche da caccia, questo LEICA MAGNUS oggi è il leader indiscusso.

Per contattare l’autore:    alfredo.capozzi@hotmail.it

link utili:

http://www.forestitalia.com

http://it.leica-camera.com/Sport-Optics/Cannocchiali-da-puntamento/Leica-Magnus/Reticoli

http://it.leica-camera.com/Sport-Optics/Cannocchiali-da-puntamento/Leica-Magnus/Gamma

 

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il reticolo 4a del Leica Magnus 1-6.3x24

il reticolo 4a del Leica Magnus 1-6.3×24

 

i reticoli disponibili per il Leica Magnus 1-6.3x24

i reticoli disponibili per il Leica Magnus 1-6.3×24

 

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 Dopo aver provato lo Swarowsky Z6i, e lo Zeiss Victory, mi è stato possibile  testare in maniera intensa il loro unico “rivale” lo Schmidt &Bender Zenith 1.1-4×24. Di questa ottica la cosa che colpisce è l’aspetto solido, e la finitura estetica di qualità eccellente

Il campo visivo  è di 36 metri ad ingrandimento minimo, e 9,8 metri a 4x.

Il livello di trasparenza della lente è davvero di qualità assoluta, a mio parere superiore (e non di poco) anche ripetto allo Swarovsky Z6 ed allo Zeiss Victori testati in precendenza. Come reticolo l’ottica oggetto di questo articolo aveva il FD 2, un reticolo poco conosciuto, ma validissimo per  la caccia in battuta e per i tiri ad animali in corsa. Sono disponibili anche i reticoli FD0 (un solo puntino centrale), FD7 (il classico german 4 illuminato), FD9 (il classico circle dot.). Ed altri tre reticoli per la versione non illuminata.

L’illuminazione del reticolo ha 11 differenti livelli di intensità, ed offre la possibilità di scelta tra funzione diurna e notturna.

Ruotando la terza torretta del cannocchiale in senso orario potremo incrementare l’intensità del reticolo, passando dalla posizione 1 fino alla 6 per la funzione “notte”, e dalla 7 fino alla 11 per la funzione “giorno”. Il reticolo sarà spento nella posizione Zero, ed in una posizone intermedia posta tra il livello 6 ed il livello 7.

Il coperchietto della torretta laterale destra ha una sede interna  per ospitare una batteria di ricambio, la classica CR2032.

L’ottica S&B Zenith ha un’ottimo dispositivo che permette di controllare visivamente il livello di escursione del reticolo, indicando  una zona verde, entro la quale il reticolo lavora in posizione ottimale, ed una zona rossa che evidenzia il posizionamento del reticolo ai limiti dell’escursione.

Quest’ottica è disponibile sia nella versione tradizionale con tubo da 30 mm, che nella versione con scina inferiore denominata “S&B convex rail”. Non mi sento di dire se è preferibile l’una o l’altra, di sicuro la seconda versione è esteticamente più appagante, ma richiede una abilità di montaggio superiore, così come sarà bene scegliere con oculatezza il sistema di montaggio, per evitare che l’ottica risulti essere troppo alta rispetto all’asse della canna, ottimo in tal caso il Mak Pivot a 2 pezzi, ed il monopezzo Innomount.

Conclusioni.

Questo cannocchiale è “il re della macchia”, ottica di valore assoluto, eccellente nei tiri brucianti, eccellente nei tiri lunghi, solido come la roccia, a mio avviso superiore nettamente anche ai più blasonati Swaro Z6i e Zeiss Victory. Il prezzo si assesta ai livelli massimi del mercato, ma si può star certi  che i soldi spesi per acquistare uno Schidt&Bender Zenith, sono soldi spesi bene.

reticoli disponibili per l’ottica S&B Zenith 1.1-4×24

verro di 145 kg abbattuto con Merkel Sr1 9,3×62 palle RWS KS 247, ed ottica S&B Zenith

Per contattare l’autore  alfredo.capozzi@hotmail.it

http://www.schmidtundbender.de/en/products/hunting/zenith-11-4×24.html

http://www.schmidtundbender.de/en/products/hunting/zenith-11-4×24.html

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Premetto che di solito vado a caccia al cinghiale in battuta con una argo in 9,3×62 dotato di un cannocchiale Svarowski Z6i 1–6×24 line dot già da qualche anno. Alcuni amici si sono anch’essi muniti, di recente, di ottiche da battuta. L’uno ha acquistato un Leupold VX III 1.5-5×24, anch’esso recensito in questo blog, l’altro un Bushnell ELITE 4200 1.2-4×24. Pertanto ho avuto modo di confrontare le tre ottiche fin qui menzionate e di soffermare la mia attenzione in quest’ultima che risulta anche essere la più economica. Il test è stato sorprendente!

Mi ha subito incuriosito il trattamento che chiamano “Rainguard HD” e che viene descritto con una animazione in questo sito “http://www.bushnell.com/rainguard/”. Come si può vedere l’ottica viene confrontata in questa situazione estrema con nomi di massimo livello internazionale. Premetto che ho avuto problemi di appannamento con il mio Svarowsky nelle giornate più fredde quando avvicinavo troppo il polso alla lente oculare, riscaldandola, e quindi facendola appannare. Inoltre con la pioggia ho dovuto sempre proteggere le due lenti per evitare la formazione di gocce sul vetro. Qual giorno la temperatura ambiente era di di circa 24 gradi; prendo le due ottiche e le metto dentro al congelatore. Dopo qualche minuto le tiro fuori e, incredibile, mentre la Swarovski era completamente oscurata dalla condensa, la Bushnell, pur avendo un sottile velo che la opacizzava un pochino permetteva comunque una completa visione attraverso di essa; esattamente come rappresentato sul sito. Aspetto ancora finché la condensa non si trasforma in gocce di acqua: nello Swarovsky ci si vede ma deformato, nel Bushnell persiste quel velo di goccioline che, come prima permette una visione corretta. La situazione permane finché ambedue le ottiche non si asciugano. A questo punto cerco di simulare la situazione di pioggia mettendo i due strumenti direttamente sotto il rubinetto dell’acqua. In questa situazione lo Z6 rimane bagnato ma permette comunque u’ottima visione, invece il Bushnell… non si bagna per niente! L’acqua scorre via ed il vetro rimane perfettamente asciutto. Stavo confrontando due oggetti che, ricordo, costano l’uno un terzo dell’altro.

Secondo test: trasmissione di luce. In piena notte, con la luna di circa un quarto, esco in giardino con le due ottiche in mano. Aspetto che gli occhi si adattino alla poca luce e guardo dentro lo Z6: come al solito ci si vede benissimo anche a pochi ingrandimenti si percepiscono gli oggetti che osservo, il reticolo non si vede ma accendendolo in modalità notturna compare il leggerissimo punto arancione. Prendo quindi il Bushnell e… ci si vede benissimo lo stesso. Il mio occhio non è in grado di percepire differenze di trasmissione di luce. Ovviamente il campo visivo risulta più ristretto a parità di ingrandimenti poiché la lente oculare è di diametro inferiore ma dentro non ci manca niente. Il punto luminoso, rosso, che di giorno risulta netto e piccolo, di notte è troppo forte anche al minimo e quindi non utilizzabile, però il reticolo 4a aiuta non poco a mirare una eventuale preda. Sto comunque valutando due ottiche che non sono state pensate per il tiro crepuscolare.

Comunque la nitidezza ed il contrasto del Bushnell sono incredibili per una ottica di quella fascia di prezzo e questo si nota anche di giorno, l’immagine risulta orientata sul viola ed è forse questo il trucco; cioè il produttore ha trattato le lenti in modo che passasse meglio questo colore proprio per ottenere l’effetto che ho osservato. Invece la gradazione dei colori dello Swarovski, che viene definita dagli esperti “pastello”, è più naturale e completa… ovvio!

Giovanni Starnoni.

per contattare l’autore:    giovanni.starnoni@gmail.com

vista con Swavorsky Z6i line dot.

vista con bushnell Elite4200

vista comparativa delle lenti del bushnell elite 4200 e dello Swarovsky z6i

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Le carabine e le ottiche di fascia alta si diffondono sempre più  tra i cinghialai italiani, ed è sempre in aumento la richiesta di attacchi di qualità superiore. Anche il cacciatore medio ha capito,  che senza un  attacco di qualità  eccellente,  i  buoni risultati  e le soddisfazioni tarderanno a venire.

Al pari delle ottiche, anche il mercato degli attacchi di fascia alta, è sempre stato un’esclusiva di ditte tedesche, ma ultimamente la Contessa  Alessandro snc, ditta con sede a Brescia,    ha brevettato un attacco monopezzo, MADE IN ITALY, che ha qualità e caratteristiche tecniche seconde a nessuno.

Ho evidenziato che si tratta di un prodotto italiano perchè oltre ad un filo di patriottismo, vi è anche un grande vantaggio nel post vendita. A differenza di quanto accede con prodotti tedeschi, e di importazione in genere, la cui assistenza è sempre troppo burocratica, e lenta, qualsiasi esigenza dovesse presentarsi per degli attacchi Contessa, la Ditta risponderà in maniera celere, e soprattutto anche direttamente all’utente finale, senza il tortuoso iter di dover “contattare l’armeria della propria zona”.

Vediamo adesso nel dettaglio questo fantastico attacco Contessa Alessandro.

Così come tutti i monopezzo, possiamo individuare tre parti fondamentali:  gli anelli,   il corpo centrale monopezzo e   la basetta.

Gli anelli sono in Ergal 7075, si presentano estremamente robusti, e fornibili in diverse altezze e diametri. Essi vengono serrati sulla base monopezzo, mediante una vite di generose dimensioni. Con questo attacco si può effettuare una prima taratura meccanica, grazie alla possibile escursione laterale dell’anello posteriore. A questo, si aggiunge anche il vantaggio che gli anelli ed il corpo dell’ottica si autollineano, senza creare inutili e pericolose torsioni al corpo del cannocchiale.

Il corpo centrale monopezzo è un vero gioiello, presenta una anodizzazione nera di elevato spessore, e sul lato destro vi è il dispositivo che lo vincola alla basetta. Il serraggio avviene azionando una leva dalla forma estrememente ergonomica, che presenta una leggera e raffinata zigrinatura sulla superficie esterna per favorirne il grip.

Per sboccare il corpo monopezzo, e rimuovere  l’ottica, sarà sufficiente agire su un pulsante anch’esso con la superficie zigrinata, spingendolo in avanti, ed il “gioco” sarà fatto.

Una vite contrapposta alla leva di blocco, permette di regolare l’intensità di aggancio.

Infine parliamo della basetta, a dir poco eccellente. Ha il profilo a coda di rondine, ed è di elevato spessore, molto più robusta di quella delle ditte concorrenti. Essa viene ancorata alla carcassa della carabina mediante quattro viti a testa svasata e maggiorata, con l’immenso vantaggio di avere un serraggio molto più forte, senza correre il rischio di sbucciare la testa della vite.

Le basette sono disponibili per tutte le carabine semiautomatiche tranne che per la  Sauer 303 (ci sarà da aspettare ancora un po’), ampia anche la gamma per le  bolt action.

E’ ammirevole la padronanza con la quale la ditta Contessa Alessandro, ha abbinato l’ergal 7075 all’acciaio trilegato NcMo temperato, creando un prodotto granitico, ma nel contempo leggero, ed ulteriore nota di merito va data per le finiture, si passa dall’anodizzato nero, alla nichelatuta elettrolitica. Davvero senza risparmio.

Montando e smontando l’ottica anche innumerevoli volte, non si riscontrerà alcun cambiamento del punto d’impatto, e grazie all’assoluta precisione delle lavorazioni, e la possibilità di allineare l’anello posteriore meccanicamente, quando in fase di taratura si sparerà il primo colpo, ci troveremo quasi in mouche, e saranno necessari pochi click per rendere la taratura perfetta, a tutto vantaggio della salute dell’ottica, che non sarà costretta a lavorare con il reticolo ai margini della sua escursione.

Come finitura vi sono diverse opzioni, che vanno dal nero, al camouflage, al “finto” carbonio, fino ad arrivare ad una con incisioni. Per il prossimo anno sarà disponibile anche una versione per mancini dove la leva di blocco è posizionata sul fianco sinistro del monopezzo.

In conclusione dico che questo attacco, ad oggi rappresenta l’eccellenza. Come fascia di prezzo si colloca al pari di Recknagel e Mak, ma con tanta tanta sostanza in più.

E’ italiano, io lo comprerei già solo per questo, ma a suo vantaggio vi è una superiorità figlia di tanti accorgimenti tecnici, ed una precisione nelle lavorazioni, che da oggi  può rappresentare il termine di paragone.

Per contattare la ditta: contessa.snc@libero.it     . Oppure TEL.030.861648  FAX 030.8966661

http://www.portaotticacontessa.it

http://www.portaotticacontessa.it/index.php?option=com_content&view=article&id=14

per contattare l’autore: alfredo.capozzi@hotmail.it


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Ho utilizzato la cartuccia RWS Ks 247  nel calibro 9,3×62 per la prima volta nella stagione venatoria 2005, ma nei primi abbattimenti ebbi modo di rimanere un po’ deluso dal comportamento di questa palla, e lo scrissi senza troppi giri di parole nell’articolo  “9,3×62 Il martello di Thor”  pubblicato sul   n. 37 della rivista La Caccia al Cinghiale. Sintetizzai la Ks con queste parole: “… a volte esplode superficialmente senza garantire una adeguata profondità, maltratta le carni. Certamente non è la migliore scelta possibile per il cinghiale in battuta”.

Parlando però con un amico amante ed innamorato della Ks, mi resi conto che il comprtamento della palla che descriveva lui, era totalmente differente da quello riscontrato da me, ed in breve tempo riuscii anche a darmi una spiegazione. Il mio armiere aveva modificato  un Factory crimp  Lee calibro 30.06 adattandolo al  9,3×62 , ma  il lavoro eseguito faceva si che la palla venisse saldamente bloccata nel bossolo, generando però  un solco profondo ed ampio nella palla, così da modificare il comportamento terminale della stessa.

Scoperto il problema ho deciso di testare a fondo la KS 247 ed i risultati sono stati a dir poco entusiasmanti.

Il test effettuato utilizzando questa palla è stato molto approfondito, e mi trovo a scrivere qui,  potendo contare su una casistica di 27 abbattimenti, conseguti nelle ultime due stagioni venatorie vale a dire 2008 e 2009.

Fermo restando il tipo di palla sono stati adottati  tre diversi caricamenti, il primo con 58 grani di polvere IMR 4895, il secondo con 56 grani di polvere Norma N201, e come terzo il caricamento originale RWS. Come prestazioni velocitarie ci siamo trovati in un range che va dai 740 m/s delle RWS orginali e delle cartuccie con N201, ai 765 del caricamento IMR 4895.

La caratteristica principale della KS è la costanza di affungamento, essa all’impatto con il selvatico dà vita ad una sorta di “deflagrazione”  creando una cavità a forma di ampolla, per poi continuare con il canale permanente e fuoriscire quasi sistematicamente dal selvatico, con un foro molto ampio, a volte simile ad uno squarcio;  rarissimi sono i casi di separazione tra nucleo e mantello.

Sui 27 abbattimenti conseguiti solo in 4 casi la palla è stata trattenuta dal selvatico.

La mole dei cinghiali “intercettati” è stata ampia, si va dai 25 kg del più piccolo, fino ai 180 di un grosso verro.

Su 27 abbattimenti abbiamo riscontrato le seguenti distanze di fuga dopo il colpo:

26 cinghiali si sono fermati entro 5 metri

1  cinghiale si è fermato dopo  20 metri  (preso di striscio frontale sulla spalla, si veda foto a fine articolo).

La casistica riportata sopra rende  chiaro il concetto di “palla che blocca l’animale”.

A completamento riferisco che da un’indagine condotta dal A.N.C.G.G. (associazione cacciatori caccia grossa in Francia), il 95% dei cinghiali colpiti da una RWS KS 247 grs calibro 9,3×62 ha percorso dopo il colpo ricevuto meno di 10 metri.

Veniamo adesso alla nota dolens della Ks, e vale a dire il danneggiamento della spoglia del selvatico. E’ chiaro che due paradisi non si possono godere, e se si ha tra le mani una palla che inchioda l’animale, è pur vero che qualche danno in più al selvatico lo fà, ma mi sento di asserire senza timore di essere sconfessato che i danni ingenti si verificano solo quando la palla si schianta contro un osso di dimensioni importanti, altrimenti ci troveremo di fronte ad una ferita ampia, ma  mai INDECENTE. Personalmente trovo molto più punitive per la spoglia le Silvertip e le Tig da 150 grani sparate dal 30.06.

Volendoci soffermare ancora sul  danno arrecato alla spoglia del cinghiale, posso riferire che sul finire della stagione abbiamo avuto modo di provare l’ultima versione della Ks 247, un po’ diversa dalla versione precedente, leggermente più dura, meno devastante della precedente e che genera un foro di uscita meno ampio. Gli abbattimenti conseguiti sono stati tutti fulminei, e quindi sembra che sia una versione semplicente “improved” vale a dire migliorata, ma potremo riferire meglio il prossimo anno. Di seguito ho inserito due foto per favorire il confronto visivo tra le due differenti KS 247.

In conclusione dico che la RWS KS 247 calibro 9,3×62 è un’ottima scelta per la caccia al cinghiale in battuta, è una munizione sincera e costante, che darà al suo utilizzatore tante gioie e la serena convinzione di avere una palla SUPER-ABBATTENTE.

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Info balistiche riscontrabili in canna da 51 cm ipotizzando l’utilizzo di un’ottica con distanza asse canna/asse ottica di 5 cm

Distanza                       Vo              V50          V100         V150          V200

Velocità m/s               750              706            663           622            582

Energia   (joule)          4500          3987          3517         3095         2710

Traiettoria (cm)             -5               2,0              4,1             0,6           -9,3

Traiettoria (cm)             -5                  0                 0            -5,6         -17,5

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impronta nella gelatina lasciata dalla Rws ks – immagine proveniente dal sito http://www.rws-munition.de/en/projectiles/ks_cone_point_projectile.htm

La freccia gialla evidenzia il tipico foro di uscita della Rws KS 247

la freccia blu indica il foro di entrata della KS 247. Il tiro è stato frontale, quasi di striscio. La palla ha devastato la spalla, ed il cinghiale ha percorso altri 20 metri prima di fermarsi.

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Rws KS 247. Foro di entrata su zampa anteriore sinistra

Rws LS 247. La freccia gialla indica la traiettoria della palla

Rws KS 247. La freccia gialla indica il foro di uscita

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sulla sinistra è la RWS KS 247 versione classica, sulla destra la KS 247 nuova versione. Si può notare nella "nuova versione", maggiore pimbo esposto, ed anello/cervice posto più in alto

tra le due versioni è da notare anche la differenza degli spessori del mantello

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Foro di uscita di una RWS KS 247 2nd generation, nettamente meno devastante della precedente versione, ma l’effetto shock della palla è identico

 

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per contattare l’autore:   alfredo.capozzi@hotmail.it

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per eseguire questo test, abbiamo utilizzato tre armi, tre allestimenti diversi, un solo tiratore, la stessa cartuccia.

FMJ 258 ricaricate con  58 grani di imr4895,  le reazioni allo sparo sono pressochè identiche, non vi è nessuna carabina che surclassa le altre, ne come retrocorsa, né come impennamento.

Ma nel dettaglio analizziamo le tre dirverse armi nei diversi allestimenti.

-Browning bar Light evolve con ottica Zeiss varipoint, e con calciolo Supercell Remington, Peso : 3.977 grammi

– H&K slb 2000 light plus con ottica Optalens 1-4×24 mre con calciolo Supercell Remington Peso 4.195 grammi

– Argo Comfortec con punto rosso aimpoint micro. Peso 3.704 grammi

Tutte e tre armi vengono rapidamente alla spalla, anche se la SLB necessita di un minimo di confidenza in più, forse per colpa dell’ottica, non a livello delle altre due; tutte e tre hanno uno scatto fantastico, perfettamente idoneo al tiro in battuta, ma c’è da dire che quello della Evolve è stato elaborato, poichè quello origanale era a dir poco pessimo.

C”è un insieme di sensazioni avvertite ,  e sono per l’appunto una leggera maggiore stabilità della H&K rispetto alle altre due armi, una minore tendenza dell’ ARGO a impennare rispetto alla Bar, un rinculo più doloroso rispetto alle altre due da parte dell’Argo

Volendo analizzare tutto con serenità e spirito di cronaca, c’è da dire che la maggior stabilità della SLB 2000 dipende oltre che da un buon bilanciamento strutturale, soprattutto, dal maggior peso rispetto alle concorrenti 500 grammi rispetto alla Argo e 200 rispetto alla Bar. inoltre c’è da dire che essa era allestita con un calciolo da after market, il Supercell della Remington. Senza timore di essere smentito, dico che con il calciolo originale, e senza la miracolosa zavorra dell’ottica, la H&K non sarebbe riuscita a manifestare alcuna supremazia.

La tendenza dell’Argo a non impennare è merito oltre che della teconologia Comfortech anche  della canna da 56 cm che aiuta a diminuire l’effetto jet dei gas, mentre la sensazione della botta secca alla spalla credo sia  da  attribuire al peso minimo rispetto alle concorrenti.

Per quel che riguarda la Bar, essa non sfigura sotto alcun aspetto, ma neppure  riesce a prevalere in qualcosa.  E’ stato necessario un gran lavoro da parte del sottoscritto, per rendere questa arma pienamente fruibile, poichè essa veniva (ormai non più in produzione) fornita con il calciolo in plastica, che aiutava moltissimo ad evidenziare rinculo ed impennamento, oltre allo scatto molto pesante. Comunque tanta passione, e ricerca mirata delle migliorìe hanno fatto  sì che la Evolve desse prestazioni il linea con le sue dirette rivali, e seppur non prevalendo, non è neppure la pecora nera. Il calciolo Supercell della Remington è davvero miracoloso, permette all’arma di restare docile, docile.

La qualità delle bruniture è di sicuro migliore nella Argo e nella Bar, un po’ meno preziosa è quella della SLB, come finitura di carcassa, abbiamo l’ Argo nettamente vincitore, con la SLB che offre una finitura senza infamia e senza lode, una nota in particolare va alla finiture della carcassa della Bar evolve; dopo una stagione di caccia si è cominciata a spellecchiare, e dopo tre  stagioni è stato necessario inviarla in fabbrica per un nuovo trattamento della carcassa, naturalmente non in garanzia.

In conclusione  non voglio proclamare nessun vincitore e nessun vinto, perchè il test non aveva questo obiettivo, voleva solo essere motivo di incontro tra tre amici, tutti e tre  amanti del 9,3×62, e muniti ognuno di arma diversa, ed approfittando delle tante foto scattate, mi è sembrato interessante scrivere due righe a riguardo.

Due righe le spendo molto volentieri per il campo di tiro di BUSSO, provincia di Campobasso. Grazie alla disponibilità del gestore abbiamo potuto torturare le tre armi, in tutta tranquilità, e lontano da occhi indiscreti. Presso tale campo, Vi sono tre linee fisse a 50 metri, un cinghialino mobile a 45 metri, una linea fissa a 100 metri. Ma sopratutto c’è la gentilezza, e l’elasticità dei gestori.

Alfredo - Michele - Bruno

Alfredo Capozzi – Michele Di Iorio – Bruno Palma

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carissimi amici,

abbiamo creato su Facebook un gruppo denominato ” Esperienze Dirette di Caccia al Cinghiale“, l’iscrizione è aperta a tutti, Vi aspettiamo numerosi.

http://www.facebook.com/search/?q=esperienze+dirette+di+caccia+al+cinghiale&init=quick#/group.php?gid=130159732612&ref=search&sid=1575333262.2600241295..1

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